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La sordità infantile e l’importanza della diagnosi precoce

La sordità infantile rappresenta ancora una problematica frequente, sono infatti circa 1500-2000 i bambini che in Italia nascono ogni anno con ipoacusia grave. Tali ipoacusie sono nel 90% dei casi congenite. Le cause ereditarie sono le più frequenti seguite da quelle infettive, tossiche e traumatiche; di queste solo la metà vengono identificate prima dell’anno di vita, quelle che vengono identificate successivamente provocano purtroppo una enorme ricaduta sullo sviluppo comunicativo e cognitivo del bambino.

Si stima che a tutt’oggi In Italia sono circa 25.000 i bambini al di sotto dei 10 anni che hanno disturbi della comunicazione per deficit uditivo di vario grado.

Lo screening audiologico neonatale ha il compito fondamentale di identificare i soggetti ipoacusici al fine di attuare il trattamento precoce del deficit uditivo ma anche di prevenire i possibili danni conseguenti ad esso con particolare riferimento allo sviluppo del linguaggio, alle abilità cognitive e all’inserimento sociale.

Come tutti gli screening anche quello audiologico neonatale deve essere eseguito con una metodica avente i requisiti di attendibilità, rapidità di esecuzione, non invasività e capacità di fornire in breve tempo il maggior numero di informazioni possibile.

Prima dell’introduzione delle otoemissioni le tecniche adottate nello studio audiologico neonatale erano l’audiometria comportamentale e l’ABR. I test comportamentali hanno però il limite di non essere eseguibili prima dell’ottavo mese di vita. L’ABR è stimato come il mezzo diagnostico più valido per le diagnosi delle sordità infantili ma pone grossi limiti nell’impiego come indagine di screening (costo notevole della strumentazione, intrasportabilità della stessa, lunghezza del tempo di esame, sedazione del bambino, …).

È per questi motivi che la metodica attualmente usata si basa sulla registrazione delle otoemissioni acustiche alla nascita.

Le otoemissioni sono segnali acustici prodotti dalla coclea registrabili nel condotto uditivo esterno e riscontrabili nel 98-100% dei soggetti normoacusici o con perdita uditiva non superiore a 30-40 dB.

Le OEA vengono registrate con una sonda posta a perfetta tenuta nel meato acustico e nella quale sono contenuti un microfono ed un trasduttore. Trovano il loro impiego clinico oltre allo screening anche nella diagnosi differenziale delle ipoacusie neurosensoriali (a sede cocleare o retrococleare).

Grado di perdita uditivaPerdita uditiva in dB HLConseguenze generali in termini di comunicazione verbale
MinimaDa 11 a 25 dBNormale-poca difficoltà
LieveDa 26 a 40 dBImpossibilità di udire le parole a bassa voce, difficoltà ad afferrare la normale conversazione
Moderata GraveDa 56 a 70 dBImpossibilità di udire le parole a bassa voce, estrema difficoltà ad afferrare la normale conversazione
GraveDa 71 a 90 dBImpossibilità di udire le parole a bassa voce, estrema difficoltà ad afferrare la normale conversazione
ProfondaDa 91 dB in poiImpossibile afferrare i suoni ad alta voce, difficoltà ad udire i suoni forti