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Intervista al Dott. Alessandro Ranalletta

Intervista al Dott. Alessandro Ranalletta, specialista in Ortopedia e Traumatologia dello sport

DI CHE COSA SI OCCUPA?

Mi occupo delle patologie dell’apparato scheletrico ed in particolar modo della chirurgia artroscopica mini invasiva e della chirurgia protesica articolare.

Nel corso degli anni ho maturato molta esperienza nel trattamento delle patologie muscolo tendinee della spalla e del ginocchio e nello studio della patologia articolare cartilaginea.

Negli ultimi anni il mio lavoro ha avuto la fortuna di poter contare su nuove metodiche tecnologiche a disposizione per i pazienti riducendo l’invasività dei trattamenti e ottenendo risultati funzionali sempre migliori. Credo che in nessun campo chirurgico come in quello ortopedico siano stati fatti più passi avanti in termini di risorse tecnologiche applicate.

COME È NATA LA SUA PASSIONE PER L’ORTOPEDIA?

Nel mio caso l’ortopedia si respirava in famiglia in quanto mio padre è un ortopedico! Sono cresciuto con la passione per la medicina e per me è stato naturale seguire la tradizione. Ho avuto la fortuna di poter accedere alla sala operatoria molto presto. Ricordo di esserci entrato a 15 anni nel giorno in cui mio padre mi disse: oggi ti porto a vedere che lavoro fa tuo padre! Appena mi avvicinai al tavolo operatorio svenni! Come inizio non fu male!

Tuttavia ripensandoci non è stata una strada facile, c’è voluto molto studio, molti anni trascorsi all’estero, ho studiato in Francia, e molta applicazione pratica. Molto spesso rifletto sul fatto che la gente dal di fuori veda soltanto la parte più appariscente di questo mestiere, come la punta di un iceberg, ma in fondo ci sono tanti sacrifici, delusioni, preoccupazioni e tanto tanto duro lavoro.

A volte i più giovani mi chiedono come sia la chirurgia ortopedica. Io non so come rispondere, non mi sento di influenzarli nelle scelte ma dico loro che è una chirurgia molto dinamica, ormai molto tecnologica, si usano trapani, scalpelli ma si lavora sul millimetro spesso con atleti su cui ricadono grandi speranze ed aspettative da parte delle società sportive. Credo sia una bella chirurgia che sa darti molte soddisfazioni ma richiede costante aggiornamento, dedizione e coraggio.

COME È IL SUO RAPPORTO CON I PAZIENTI?

Il mio rapporto con i pazienti dipende molto dal rapporto che loro instaurano con me. Mi capita di visitare moltissime persone al giorno e credo di averne viste un po’ di tutti i colori.

Le persone sono sempre diverse ognuna arriva con delle richieste, con delle preoccupazioni con delle aspettative. I libri cercano di standardizzare i protocolli, gli esami, ma in realtà ognuno è diverso da un altro. Con ogni paziente si ha un rapporto diverso che dipende dalla nostra anima. Io credo che bisogna ascoltare bene il paziente e comprendere le problematiche, cercare di capire i patimenti del malato per poterlo aiutare perché, in fondo, i pazienti è questo quello che ci chiedono.

SI DESCRIVA CON TRE AGGETTIVI

Coraggioso, entusiasta, atipico.