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tumori vescicali

I tumori vescicali

Attualmente i tumori vescicali rappresentano un importante campanello d’allarme sanitario e sociale; infatti la loro comparsa avviene in età sempre più precoce.

Analizzando le cause dei tumori vescicali, si comprende perché nei paesi occidentali essi siano più diffusi.

Occorre ricordare fra le cause promoventi le neoplasie vescicali e uroteliali, l’abitudine al fumo di sigaretta (aumentata soprattutto nelle donne), l’aumentato inquinamento atmosferico, l’abuso di alcuni farmaci, l’utilizzo di particolari dolcificanti e l’esposizione ad alcuni agenti tossici sul posto di lavoro. Per tutti questi motivi il tumore vescicale rappresenta oggi la quarta causa di morte fra tutte le neoplasie.

Nel 90% dei casi questi tumori nascono dalla parete che riveste tutte le vie urinarie, dal rene alla vescica appunto, e quindi, per la medesima causa, più neoplasie di questo genere (uroteliomi) possono comparire nello stesso momento o in due momenti successivi in differenti punti del tratto urinario.

Non esistono, purtroppo, dei sintomi specifici; quelli più comuni sono il sangue nelle urine (ematuria) e il persistente bruciore alla minzione non altrimenti motivato (es. infezioni urinarie).

Quello che è fondamentale nella diagnosi precoce di questa malattia è la comprensione dell’invasività e dell’aggressività delle cellule tumorali affinché si possa intervenire nel modo più appropriato.

La valutazione di queste due caratteristiche prende il nome di stadiazione del tumore e si ottiene dopo l’esecuzione di esami semplici come l’esame delle urine, di esami più specifici come la cistoscopia e mediante indagini radiologiche come l’ecografia e la TAC.

La cistoscopia rappresenta attualmente il modo più semplice con cui possiamo fare diagnosi: è un esame endoscopico ambulatoriale che permette di “guardare dentro la vescica” e di prelevare del tessuto sospetto per fare una biopsia.

Eseguiti questi esami si potrà fare la stadiazione della neoplasia mediante l’utilizzo della classificazione internazionale del cosiddetto TNM che studia i tre parametri fondamentali:

  • il tumore (T)
  • i linfonodi (N)
  • le eventuali metastasi (M).

Come si è detto, però, è necessario comprendere anche l’aggressività del tumore e per questo occorrerà avere prelevato del tessuto mediante una biopsia o un intervento chirurgico endoscopico, la TURV (resezione transuretrale di vescica). Solo così verrà eseguito un esame istologico.

Grazie all’esame istologico siamo in grado di decidere definitivamente quale sia la terapia più corretta. Nel 30% dei casi infatti si osserva un tumore già infiltrante la parete della vescica e che, dunque, richiederà un trattamento chirurgico più aggressivo.

Spesso i pazienti ci chiedono se non esistano degli esami meno fastidiosi della cistoscopia o indagini radiologiche meno dispendiose della TAC. Attualmente la risposta è che esistono numerosi test da eseguire sulle urine che garantiscono una buona attendibilità ma che per ora non donano una certezza assoluta di riconoscere il tumore.

Di fronte alla diagnosi di un tumore vescicale, è necessario rivolgersi ad un centro urologico di esperienza che sia in grado di proporre il trattamento più corretto. È infatti chiaro che garantire una terapia adeguata vuol dire anche fornire una buona qualità della vita al paziente.

La corretta esecuzione della cistoscopia anche in epoca precoce riduce il numero di “cistectomie di salvataggio”, vale a dire l’asportazione della vescica nei casi di tumori drammaticamente avanzati e a rischio di emorragia fatale. La TURV ha assunto il ruolo di cura, così come deve essere, ma anche di mezzo diagnostico accurato. A fianco dell’endoscopia, poi, si sono sviluppati nuovi studi sulle possibili chemioterapie endovescicali da somministrare dopo l’intervento endoscopico al fine di ridurre la possibilità che il tumore si ripresenti.

In tutto questo il reparto di urologia a cui ci si rivolge non può non offrire la chirurgia tradizionale eseguita secondo le più recenti linee guida, ovvero che consideri la cistectomia (asportazione della vescica) e la rimozione di più linfonodi possibili non come una procedura di sola diagnosi e indirizzo chemioterapico, ma anche di reale terapia e cura.

Grazie a questo atteggiamento chirurgico moderno, e soprattutto già consolidato nei maggiori centri urologici europei ed americani, è possibile eseguire ricostruzioni della vescica più accettabili dal paziente. Questo significa sempre garanzia di buona qualità di vita, a dispetto della malattia che il paziente ha dovuto combattere, e insieme di un minor rischio di recidiva della malattia.

Dott. Giampaolo Delicato
Urologo